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Blog per chi Ama Bologna e il Bologna Fc

terça-feira, 13 de janeiro de 2015

1927 Lo Scudetto di Nessuno

Il caso Allemandi fu il primo grande scandalo del calcio italiano, che comportò la revoca dello scudetto vinto dal Torino nella stagione 1926-1927.


La Cronaca Dell'illecito


Il tentativo di corruzione del giocatore Luigi Allemandi, terzino sinistro della Juventus, fu una vicenda alquanto complessa e dai retroscena che non furono mai ben chiariti. Secondo la cronaca del tempo, Luigi Allemandi venne avvicinato da un dirigente granata, il dottor Nani, che avrebbe corrotto il giocatore anticipandogli metà della somma pattuita, pari a 50.000 lire, affinché questi dirottasse a favore del Toro il risultato del derby di Torino in programma il 5 giugno 1927. In quel momento i granata erano in testa alla classifica con 10 punti ma seguiti dal Bologna e dalla Juventus a quota 7. Per contattare il giocatore, Nani si affidò a Francesco Gaudioso (citato anche come Giovanni), uno studente siracusano (per la precisione di Francofonte) del Politecnico che alloggiava in una pensione di via Lagrange dove aveva domicilio anche Allemandi. In quella stessa pensione vi era anche il giornalista Renato Farminelli, corrispondente dal capoluogo piemontese de Il Tifone, una testata dell'epoca.
Il derby si chiuse con la vittoria per 2 a 1 del Torino, ma Allemandi contrariamente ai presunti patti si segnalò tra i migliori in campo. Ovviamente Nani si rifiutò di pagare le restanti 25.000 lire: la discussione che si accese tra i due avvenne nella pensione di via Lagrange alla presenza di Gaudioso, ma fu udita anche da Farminelli che origliava da un'altra camera.

L'inchiesta Della FIGC

Leandro Arpinati
Da questo episodio, a fine campionato, Farminelli ricaverà sul Tifone un articolo dal titolo C'è del marcio in Danimarca. Questo reportage provocherà le indagini della Federcalcio, alla cui testa si trovava all'epoca Leandro Arpinati, gerarca fascista nonché podestà della città di Bologna.
Durante un sopralluogo nella famosa pensione il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti, rinvenne in un cestino dei rifiuti alcuni pezzi di carta che uniti risultarono essere una lettera nella quale Allemandi reclamava il pagamento a saldo della somma pattuita. Zanetti ricompose la lettera impiegando 18 ore.

La Sentenza


Piero Pastore
Il Direttorio Federale, riunito nella Casa del Fascio, revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi, che nell'estate era passato dalla Juventus all'Inter, anche se in seguito alla medaglia di bronzo della Nazionale Italiana alle Olimpiadi del 1928, il giocatore godrà di un'amnistia. Nessun provvedimento fu invece preso a carico della Juventus, poiché i bianconeri si difesero spiegando che il terzino si era mosso in maniera autonoma e che la società zebrata era dunque vittima, e non protagonista, dell'illecito avvenuto. Tuttavia non vennero sanzionati altri due calciatori della "Vecchia Signora" coinvolti nell'inchiesta, Federico Munerati e Piero Pastore, accusati rispettivamente di aver ricevuto un non meglio precisato "dono" da parte di un'altra società, e di aver scommesso sulla sconfitta juventina nel derby (tra l'altro, durante l'incontro, lo stesso Pastore si fece espellere per fallo da reazione). I due furono giudicati estranei alla vicenda.
Federico Munerati
Lo scudetto restò invece perpetuamente "non assegnato", e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. Sulle motivazioni di questa mancata riassegnazione, contraria ai regolamenti che invece espressamente, secondo le norme del CIO, prevedevano la vittoria della seconda classificata nel caso di squalifica della prima piazzata, si avanzarono illazioni totalmente opposte. Da un lato c'era chi, credendo nella buona fede e nella probità di Arpinati, sostenne che fu proprio il gerarca a impedire la premiazione dei rossoblù perché ciò gli avrebbe tirato addosso ovvi sospetti di parzialità, dall'altro lato ci fu chi, specie tra i sostenitori granata, portò invece avanti la tesi secondo cui fu proprio Arpinati a ordire, e forse inventare o quantomeno gonfiare, lo scandalo che coinvolse Allemandi, mentre la mancata incoronazione dei felsinei sarebbe stata voluta da alti gerarchi, forse dal duce in persona, timorosi che le velenose critiche verso Arpinati potessero giungere a screditare l'immagine e l'autorità dello stesso Governo fascista.
Lo scudetto di quell'anno rimase dunque inaggiudicato, unico caso fino al ripetersi di un secondo episodio nel 2005. Nel 1949, durante i funerali del Grande Torino, la FIGC promise di riaprire il caso, ma tale assicurazione non ebbe mai seguito.
Adolfo Baloncieri
Virginio Rosetta

Ulteriori Controversie

Le speculazioni sul caso Allemandi, a distanza di tempo, non terminarono. A tal proposito il torinista Adolfo Baloncieri qualche anno dopo aggiunse una chiosa sibillina alla discussione sui precedenti accadimenti: «Un fatto dubbio si era presentato agli inquirenti: quel­lo di sospettare di un altro atle­ta che, per la sua dirittura mora­le, era inattaccabile». L'attaccante granata si riferiva al terzino destro bianconero Virginio Rosetta, il quale aveva in effetti consentito al Torino di portarsi sull'uno pari nella stracittadina,
Gianni Brera, nella sua Storia critica del calcio italiano, ipotizzò dunque:
« A questo punto, non sembra necessario essere Sherlock Holmes per appurare come sia andata, e subito dopo capire come abbia potuto Allemandi militare nell'Inter di Giovanni Mauro, vicepresidente della Fe­derazione e temibile capo degli arbitri. I sottili ricatti reciproci avevano lasciato alla Juventus il terzino più dotato di classe e avevano impedito al Bo­logna di acquistare un terzino che avrebbe fatto irresistibile coppia con il suo Monzeglio ai Mondiali 1934 »
(Brera, p. 69.)
Secondo questa teoria, insomma, la foga con cui Allemandi pretese la seconda rata del pagamento di Nani, pur essendo stato uno dei migliori in campo nel derby incriminato, era dovuta al fatto che egli era un semplice inter­mediario che doveva girare i soldi ai diretti interessati, e la Juventus, pertanto, avrebbe "sacrificato" Allemandi per evitare la squalifica di Rosetta.
Allemandi, infine, tornò a parlare pubblicamente dell'argomento solo nel 1976, poco prima di morire, quando dichiarò: «Sì, c'era stato qualcosa di poco chiaro quel giorno. Ma il colpevole non ero io.
Adesso mi domando perché la Juventus: riconosciuta colpevole di illecito sportivo, le fu revocato il titolo di Campione d'Italia 2004-2005 e non le fu assegnato nemmeno quello 2005-2006 in quanto fu retrocessa all'ultimo posto in classifica. La squadra scese così per la prima volta in Serie B e dovette scontare anche un'ulteriore penalizzazione di 9 punti nella classifica del Campionato Italiano di Serie B 2006-2007. Penalizzazioni di varie entità furono inflitte anche a Fiorentina, Milan, Lazio, Reggina ed Arezzo, da scontare in parte nel Campionato 2005-2006, in parte in quello successivo. Fra i tesserati, le sanzioni più pesanti colpirono gli ex dirigenti bianconeri Luciano Moggi ed Antonio Giraudo e l'ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini: per tutti e tre la massima pena, ossia cinque anni di inibizione con proposta di radiazione. Tale proposta fu successivamente accolta dagli organi competenti, trasformando di fatto la sanzione in una squalifica a vita. alla luce di tutto questo, gli scudetti verranno assegnati all' Inter di Milano a differenza del campionato del 1927 che non venne mai assegnato, come in realtá sarebbe dovuto essere assegnato di diritto al Bologna.
In considerazione a tutto questo sono a chiedere formalmente al nostro presidente Joe Tacopina che si assumi come obiettivo il riconoscimento al Bologna dello scudetto mai assegnato.!!!!
Informazioni tratte da  Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Andrea Bonini

Um comentário:

  1. Queste cose penso si dovessero fare finita l' epoca fascista. Ma forse dare quello scudetto al Bologna dopo la tragedia di Superga sarebbe stata considerata un' unteriore beffa. Boh! E si è lasciato tutto così.

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