Bologna Soterranea e i Suoi Canali

Bologna sorge ai piedi di colline, e presenta un dislivello, entro l'antica cerchia muraria, da sud a nord verso la pianura, di circa 39 metri (76 m s.l.m. a Porta D'Azeglio e 37 m s.l.m. al Porto Navile): tale pendenza favorisce un rapido passaggio delle acque, adatto anche ad azionare le pale di mulini, che nel Medioevo sorgevano numerosi lungo i canali.
I canali principali, ancora oggi esistenti, seppure quasi completamente interrati nel loro percorso cittadino, sono:

La copertura dei canali avvenne progressivamente a partire dagli anni cinquanta sotto l'amministrazione Dozza, nell'ambito del disegno di ricostruzione, bonifica e riqualificazione urbanistica portata avanti nel Dopoguerra e che interessò tutta la città.
Gestione delle acque
Durante il Medioevo le vie d'acqua erano più efficaci ed economiche rispetto a metodi di spostamento via terra. I canali di Bologna rispondevano a tre principali necessità:
- Fornire energia per azionare i mulini ad acqua (nel 1300 esistevano già svariate decine di mulini, che divennero centinaia nel XVII secolo)
- Servire da mezzo di collegamento e trasporto per il commercio (attraverso il collegamento con il Po, la Valle Padusa e l'Adriatico)
- Raccogliere, canalizzare e regolare le acque dei rii e dei torrenti appenninici, la cui portata era dipendente dalle stagionalità, fatto che nuoceva all'economia cittadina.
Anche grazie a queste opere Bologna poté espandersi (raggiungendo circa i 50-60.000 abitanti) e competere verso la fine del XIII secolo con le maggiori città europee; al pari con Milano, Bologna era allora il maggior centro industriale tessile d'Italia.
Economia
Secondo numerosi storici della rivoluzione industriale il mulino da seta alla bolognese rappresenta un importante modello di sistema protoindustriale che permise a Bologna di
La flotta bolognese raggiunse dimensioni ragguardevoli, al punto da sconfiggere quella della Serenissima: nel 1271 fu combattuta una battaglia navale alla Polesella, nelle acque del Po di Primaro, in cui i bolognesi (al comando del generale genovese Lanfranco Malucelli) sconfissero i veneziani (guidati dal nipote del Doge, Iacopo Contarini), ottenendo dazi favorevoli al commercio bolognese.
La seta fu a lungo il maggiore settore economico bolognese: nel XVI secolo il 40% della popolazione viveva grazie alla seta, e le corporazioni delle arti e mestieri si dividevano in due settori, l'Opera bianca (che impiegava solo sete locali), e l'Opera tinta (che produceva organzino e drappi). Nel XVII secolo (iniziata la decadenza del settore) erano ancora in funzione entro le mura della città 119 mulini da seta mossi da 353 ruote.
I canali
Canale di Reno
Creato nel XII secolo deve il nome al fiume Reno da cui riceve acqua grazie alla chiusa di Casalecchio. Dopo 6 chilometri il canale entra in città (presso un'opera denominata Opificio della Grada) e si separa in due rami: il Canale del Cavaticcio ed il Canale delle Moline, che si ricongiungono al Porto Navile dove inizia il Canale Navile. Nel 1998 sono stati riaperti gli affacci dai ponti sul tratto non interrato del canale all’interno degli isolati fra i retri delle due cortine di case parallele a via Augusto Righi e via Bertiera, da via Malcontenti a via Oberdan. Nel 2004 è stato riaperto un breve tratto di canale a ridosso delle mura, in adiacenza alla chiesa della Grada.
Canali Cavaticcio e delle Moline
Il Cavaticcio si origina dal canale di Reno, sfruttando l'alveo dell'antico rio Vallescura: in passato alimentava una serie di mulini ed il Porto Navile. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato come rifugio e nel settembre del 1943 fu colpito e danneggiato dai bombardamenti. Dal 1995 è attiva una piccola centrale idroelettrica che sfrutta il dislivello naturale di 15 metri.
Il Canale delle Moline, secondo ramo del canale di Reno, con ben 9 salti di quota, alimentava 15 mulini, e si ricongiunge al Navile, mescolando le sue acque con quelle del Savena e dell'Aposa.
Il Navile fu costruito tra la fine del 1100 e l'inizio del Duecento e fu utilizzato come via principale per il traffico commerciale tra Bologna, Ferrara e Venezia. Si origina dalle acque del Canale di Reno, di cui di fatto è la continuazione a nord della città. Attraversa la pianura per immettersi nel Po di Primaro e da qui al mare. Nel suo tragitto sono presenti numerose chiuse che ne regolano il livello. Il canale era associato ad un importante Porto Navile (lungo 76 metri e largo 11): entrambi furono utilizzati per la navigazione fino agli anni cinquanta. Del sistema portuale bolognese e dell'uso navigabile resta una serie di chiuse (dette "sostegni"), delle quali quella detta del Battiferro (immediatamente a valle di Bologna), è attribuita da alcuni a Leonardo da Vinci.
Canale di Savena
Il canale (del XII secolo) si origina dalla chiusa di San Ruffillo, che intercetta le acque del
torrente Savena. Come il Canale di Reno serviva a fornire acqua agli altri canali, permetteva il funzionamento di mulini per il grano e forniva acqua per il fossato delle mura di Bologna. Dopo avere costeggiato da San Ruffillo via Murri (raccogliendo piccoli rii collinari), attraversa i giardini Margherita (alimentandone il laghetto) e continua sotto porta Castiglione per poi riversarsi nell'Aposa (tra via del Cestello e via San Domenico). Da porta Castiglione si diramano alcuni canaletti di cui il principale è il condotto Fiaccacollo che segue la Cerchia dei Mille, di cui in passato alimentava il fossato
Il torrente Aposa

L'acquedotto romano
L'acquedotto romanoA parte qualche rio che scende verso la città dalle colline, l'Aposa, noto fin dall'età del ferro, è l'unico corso d'acqua naturale che attraversa la città e intorno al quale si sono costituiti i primi nuclei abitativi di Felsina. Entra in città fra Porta Castiglione e Porta San Mamolo (nel visibile serraglio dell'Aposa) e segue interrato in linea retta fino a via del Pallone dove tributa nel canale delle Moline, il quale poi confluisce nel canale Navile.
Anche se gli acquedotti costruiti mediante condotti aerei sono più conosciuti, spesso i Romani realizzavano acquedotti sotterranei. Questo acquedotto, completamente in galleria (in parte nella roccia ed in parte in terreni rinforzati), risale al I secolo a.C. probabilmente grazie all'imperatore Augusto, anche se a lungo si credette che l'opera fosse stata realizzata in precedenza grazie a Caio Mario (e veniva persino chiamata "Acquedotto Mario")
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