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Blog per chi Ama Bologna e il Bologna Fc

sexta-feira, 12 de agosto de 2016

Manoel Francisco dos Santos conosciuto anche come Mané Garrincha

Quando si giocava a Pallone  Vi racconta la storia 
di un grande campione degli anni 60
Manoel Francisco dos Santos 
conosciuto anche come Mané Garrincha


Manoel Francisco dos Santos, meglio noto con lo pseudonimo Garrincha  o Mané Garrincha (Pau
Grande,28 ottobre 1933 – Rio de Janeiro, 20 gennaio 1983), è stato un calciatore brasiliano, ala destra ricordata specialmente per la sua militanza col Botafogo e la Selezione nazionale del suo Paese.
Partecipò a tre edizioni dei Campionati mondiali di calcio: Svezia 1958, Cile 1962 e Inghilterra 1966, vincendo le prime due. È considerato uno dei più grandi dribblatori della storia del calcio e, da molti, come il miglior interprete nel suo ruolo. Occupa la 8a posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da IFFHS e la 20a in quella pubblicata dalla rivista World Soccer. Spesso visto come il miglior calciatore brasiliano dopo Pelé, è il terzo maggior cannoniere della storia del Botafogo.
La seconda parte della sua carriera, che convenzionalmente può dirsi iniziata nel 1966, anno in cui lasciò il Botafogo, fu costellata da continui cambi di squadra e da partecipazioni occasionali con diversi club, professionistici e no.
Garrincha fu afflitto da diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino, sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe; il ginocchio destro fu affetto da varismo mentre il sinistro davalgismo, nonostante un intervento chirurgico correttivo. Per via di tale malformazione — secondo altre fonti dovuta alla poliomielite o alla malnutrizione — i medici lo dichiararono invalido e gli sconsigliarono di praticare il calcio.
Il soprannome "Garrincha" gli fu attribuito da una sorella perché il suo aspetto minuto le ricordava quello di un'omonima specie di uccelli che egli era solito cacciare da bambino. Quando Garrincha cominciò a praticare il calcio il soprannome avrebbe mutato accezione, ben attagliandosi alla particolare andatura dovuta all'handicap fisico che veniva evidenziata durante le corse effettuate sul campo da gioco, simile a quella di un uccellino che saltella. Fu anche noto come L'angelo dalle gambe storteIl Chaplin del calcio e Alegria do Povo (Gioia del Popolo).
Oltre che dai successi sportivi, la sua vita fu scandita dalla distruttiva passione per gli alcolici e per le donne. Morì prematuramente all'età di quarantanove anni, per le conseguenze di una cirrosi epatica e di un edema polmonare, in condizioni di indigenza e degrado.

Caratteristiche tecniche

La miglior dote di Garrincha consisteva certamente nel suo particolarissimo dribbling, giocata che
eseguiva nel compiere due diversi tipi movimenti: tagliare verso l'interno del campo o, tipicamente, allargarsi verso destra, sempre partendo palla al piede dal proprio settore di competenza, posto nei pressi della linea laterale del rettangolo di gioco. Nel secondo caso, le sue azioni risultavano piuttosto ripetitive, senza che ciò inficiasse il buon esito della finta; Garrincha, dopo aver ricevuto il pallone sulla fascia, puntava l'avversario diretto per poi arrestarsi, inducendo il marcatore a fermarsi a sua volta, dopodiché si lanciava verso destra, ripiegando successivamente sul lato opposto. L'ala ripeteva la giocata più di una volta, allorquando decideva di superare il difensore ormai disorientato con una definitiva accelerazione ancora sulla destra. Il dribbling era reso particolarmente efficace dall'esplosività dello scatto e dall'imprevedibilità dei movimenti dovuta all'asimmetria degli arti inferiori. Garrincha abusava spesso di questa abilità, giacché soleva dribblare gli avversari e attendere che ritornassero sui propri passi così da superarli una seconda volta, per puro diletto; in una partita valevole per il torneo Rio-San Paolo che il Botafogo giocò contro l'América, l'arbitro arrivò a minacciarlo d'espulsione per via dell'eccessivo numero di dribbling effettuato a scapito del terzino Ivan.
In carriera dimostrò di avere propensione al gol pur non essendo una prima punta, realizzando 249 gol in 579 partite per il Botafogo grazie anche al tiro potente e preciso di cui era dotato; era inoltre in grado di battere dei calci da fermo carichi d'effetto denominati "tiri a banana", perché il pallone descriveva una traiettoria curva a guisa di quel frutto. Garrincha si rivelava decisivo anche con i continui traversoni che effettuava a beneficio dei compagni, come peraltro attestato dalle realizzazioni di Vavá durante iMondiali del 1958, rese possibili proprio dai suoi assist. Secondo l'ex compagno di Nazionale Tostão "Garrincha fu geniale perché, oltre ai dribbling sensazionali, aveva ottima tecnica, dava passaggi precisi e fece tutto questo per molti anni nel Botafogo e in due Coppe del Mondo".
Garrincha può essere considerato come un talento naturale, la cui abilità derivava da un dono e non già dal costante allenamento, apparendo in ciò molto diverso da altri grandi giocatori, tra cui ad esempio il coevo e connazionale Didi, che per migliorare le proprie capacità tecniche si intratteneva a lungo nelle sedute d'esercizio. Per contro, i suoi maggiori difetti consistevano nell'individualismo e nella mancanza di disciplina. Zezé Moreira (uno dei suoi allenatori al Botafogo), ritenendo che dribblasse anche quando non necessario, provò a mutare siffatta abitudine; durante un allenamento pose in mezzo al campo una sedia, chiedendo al giocatore di dribblarla come se fosse un avversario e crossare subito dopo. Garrincha girò attorno alla sedia, le fece passare il pallone sotto le gambe e solo dopo questo effettuò il cross. Moreira concluse successivamente che "Garrincha era senza schemi".
Garrincha è ritenuto il massimo rappresentante del cosiddetto futebol moleque, ovvero di uno stile calcistico incentrato sull'inventiva e sull'improvvisazione, dove gli schemi tattici sono secondari rispetto al talento naturale del calciatore, visto come la quintessenza del calcio brasiliano e la negazione di quello tipicamente europeo. Ciò ha portato i critici e i tifosi a interpretare Garrincha e Pelé, i due maggiori calciatori brasiliani dell'epoca, come due opposti, sottolineando da un lato l'irriverenza e l'approccio squisitamente ludico del primo, dall'altro l'efficacia e l'efficienza del secondo; uno dionisiaco, l'altro apollineo, o ancora, "un artista e un atleta" secondo il cronista sportivo Armando Nogueira. Tale visione dualistica fu rigettata dal giornalista, drammaturgo e intellettuale Nélson Rodrigues, per il quale entrambi apparivano, pur nelle rispettive diversità, come una sintesi di "puerilità e virilità, cordialità e cinismo" caratterizzante l'archetipo del brasiliano nero, meticcio, di umile estrazione sociale, due figure nelle quali il popolo poteva identificarsi e allo stesso tempo trovare un esempio di redenzione.

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